MIRAN HROVATIN E ILARIA ALPI, VENT'ANNI SENZA GIUSTIZIA
di Daniele Biacchessi
"E cala la notte a Mogadiscio.
Non c'è elettricità. Alla luce di candele e lampade a gas degli uomini,
resi ancora più simili a fantasmi nella luce fioca, prendono il fresco,
giocano, bevono tè e caffè. La città è irreale. Un semaforo impazzito,
l'unico funzionante, segna il rosso. Per la ripresa del paese, il
segnale verde non sembra cosa di domani."
Iniziava così uno dei reportage dell'inviata del Tg3 Ilaria
Alpi, scritto pochi giorni prima di essere uccisa da un commando di
killer insieme con il giornalista Miran Hrovatin, a Mogadiscio.
20 marzo 1994.
Ilaria e Miran partono da Bosaso in aereo verso Mogadiscio.
Hanno raccolto interviste, testimonianze e immagini.
Hanno
intercettato navi regalate dalla Cooperazione Internazionale alla
Somalia che con ogni probabilità trasportano armi e rifiuti tossico
nocivi provenienti da alcune aziende italiane.
Ilaria ha intervistato il sultano di Bosaso.
Di sera vuole realizzare un servizio, vuole raccontare tutto agli italiani.
Del resto è una giornalista.
Vede, consuma le suole delle scarpe, racconta, narra e non fa sconti a nessuno, non nasconde ciò che sa.
Alle 15,10, a Mogadiscio scatta l'agguato.
L'auto con a bordo Ilaria Alpi e Miran Hrovatin viene bloccata da una jeep.
L'autista tenta la retromarcia.
Gli assalitori scendono a terra.
Non c'è un vero e proprio scontro a fuoco.
Un proiettile sparato a distanza ravvicinata da un killer sfonda il parabrezza e colpisce Miran alla testa.
Un altro proiettile raggiunge la parte superiore della nuca di Ilaria.
Tutto si svolge in pochi minuti. Nessun agguato a scopo di sequestro o rapina.
Non c'è dubbio. E' un'esecuzione. Invece scattano i depistaggi.
Nessun
carabiniere è presente sul posto, nessun militare trasporta i corpi di
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel Porto vecchio di Mogadiscio.
Nessun investigatore sequestra le armi dell'autista di Ilaria, neppure quelle dell'uomo di scorta.
Per Ilaria Alpi, non viene disposta un'autopsia, soltanto un esame esterno del corpo.
La salma di Miran Hrovatin viene trasferita subito a Trieste.
Non ci sarà mai un accertamento contestuale a quello sul cadavere di Ilaria Alpi.
Ai
genitori della reporter viene consegnato con estremo ritardo l'elenco
degli effetti personali compilato sulla nave Garibaldi.
Alcune
videocassette girate in Somalia spariscono nel nulla: solo sei,
riguardanti la guerra civile in Somalia, giungono in Italia con i corpi
dei due giornalisti.
Svaniscono nell'ombra anche tre dei cinque taccuini trovati nella stanza di albergo della giornalista.
20 anni dopo quell'agguato la verità e la giustizia sembrano lontane, ma resta la sua memoria.
Così
per lei che è stata anche mia collega sul finire degli anni Ottanta, ho
preparato un mix di alcuni dei suoi servizi, su musiche di Paolo Fresu.
E' un modo per ricordare una giornalista che voleva fare bene il suo
mestiere e per questo è stata assassinata.
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